Ada Anselmi concentra la sua ricerca artistica sul territorio, la natura e il vissuto dell'uomo nel suo quotidiano.
Predilige gli scatti dell'ordinario, del qui ed ora.
E' attratta dallo stupore e dalla bellezza che si nascondono nei dettagli dell'apparente normalità e, attraverso la fotografia, vive e guarda il mondo con la sua filosofia di vita: la Gestalt.
La Gestalt non mira semplicemente a spiegare le origini delle nostre difficoltà, bensì a farci sperimentare il percorso per nuove soluzioni; alla lacerante ricerca del “sapere perché”, essa preferisce il “sentire come”, in quanto è solo attraverso di esso che viene mobilitato il cambiamento.
Proprio in quest'ottica, il progetto Piantè, che nasce da un imprevisto periodo di attesa vissuto nella casa di campagna dell'autrice, viene trasformato da esperienza negativa di costrizione a vissuto di una dimensione più acuta e riflessiva rispetto alla “normalità” (dal testo critico di Giovanna Gammarota, curatrice di TEMPO LUNGO)
Il luogo si chiama Piantè (da cui il titolo del lavoro) che nel dialetto locale significa "piantato".
Piantato come l'albero che allunga lentamente le sue radici nel terreno, questo diario visivo prende vita in modo silenzioso, lento, naturale, frutto di lunghi mesi trascorsi tra le mura domestiche e la natura. Tutto rimane ovattato, sospeso, come una bolla di sapone che fluttua leggera nell'aria.
Da questa casa che guarda la città dall'alto della collina, ancor di più il tempo rallenta, si dilata, il cuore si riposa lieve, quasi in un respiro sospeso sul mondo. Un mondo puro che si mostra così com'è, in tutta la sua bellezza, senza filtri e sovrapposizioni.